RUBIERA (Reggio Emilia) – Un minuto di silenzio per ricordare la strage di Capaci e la morte di Giovanni Falcone, cui seguì, il 19 luglio di quel 1992 l’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta. Rubiera ha ospitato Piera Aiello, testimone di giustizia e parlamentare, nell’anniversario dell’assassinio di due magistrati simbolo della lotta alla mafia. La donna ha raccontato la sua storia di nuora e moglie di mafiosi bersaglio di esecuzioni, che decise di ribellarsi.
“Avevamo in gestione una pizzeria – le sue parole – Una sera arriva un commando con canne mozze e pallettoni e lo uccidono a un metro di distanza da me. Io riconosco chi stava sparando, perché uno di questi era amico intimo di mio marito”. Paolo Borsellino l’ha accompagnata nel percorso di testimone di giustizia, imboccato anche dalla giovane cognata, Rita Atria. La sorella del marito non ha retto però al trauma della morte del magistrato e si è tolta la vita. “Quando Borsellino muore, dopo otto giorni si suicida perché lei non si sentiva più protetta. Scrisse: il mio cuore senza di te non vive”.
Oggi Piera conduce le sue battaglie per la legalità come membro della commissione parlamentare antimafia. E si rammarica che proprio nel giorno dell’anniversario dell’uccisione di Falcone sia uscito dal carcere con un permesso premio il mafioso, condannato all’ergastolo, che procurò l’esplosivo per la strage di Capaci e per altri attentati criminali. “Quell’uomo oggi è uscito di galera e sta a Palermo. Oggi, 23 maggio. Guarda caso, nel giorno del trentennale. Questo è un brutto segnale che si è dato”.
Gian Piero Del Monte
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