REGGIO EMILIA – Pochi metri, che sono lo specchio del contrasto più assoluto: le aziende all’avanguardia e il punto più basso dell’emarginazione sociale e umana. E’ la fotografia delle Ex Reggiane.
Un mondo globale e disperato insieme. Dei capannoni di proprietà privata, molti sono stati acquistati dal Comune, risanati e divenuti sede in parte del Tecnopolo e di attività legate all’impresa del futuro. Ma nell’area industriale abbandonata di via Agosti restano un’ottantina di persone povere, migranti usciti dai regolari percorsi che vivono di espedienti e, in alcuni casi, di attività illecite.
Ora, Comune, Ausl, Diocesi, Regione e Stu Reggiane hanno sottoscritto un patto per attivare corridoi umanitari locali. Un progetto che vede anche la collaborazione della prefettura e della questura, da tempo impegnata in assidui controlli. In sostanza, si vuole evitare che passino un altro inverno in queste condizioni, aiutandoli a trovare sistemazioni più adeguate per poi sanificare e sigillare definitivamente quegli ambienti in pessime condizioni igienico-sanitarie.
Impossibile realizzare la messa di Natale per i problemi legati all’emergenza sanitaria, l’Ausl ha svolto esami e tamponi. La riqualificazione e la rigenerazione dei locali è affidata a Stu Reggiane, braccio operativo del progetto.
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