REGGIO EMILIA – Riceviamo e pubblichiamo integralmente la risposta del candidato a sindaco del centrodestra, Giovanni Tarquini, al commento del direttore di Tg Reggio, Franzini, sul significato della festa della Liberazione.
Egregio Direttore Franzini,
a definitivo chiarimento del mio pensiero, che evidentemente suscita in lei non pochi dubbi, ribadisco che, come emerge chiaramente da quanto ho già scritto (si vedano sotto, e a scanso di equivoci, i testi delle due dichiarazioni) sulle celebrazioni del 25 aprile, la prima a seguito di una richiesta giornalistica e la seconda a riscontro di affermazioni strumentali e fuorvianti dei miei c.d. antagonisti da campagna elettorale, sono radicalmente contrario ad ogni forma di totalitarismo, sia esso di matrice fascista che di matrice comunista.
In antitesi a tali degenerazioni ideologiche sono dunque senza dubbio antifascista e anticomunista. Comprenderà che alcune parti del suo ultimo servizio, unite alla proiezione di immagini allusive, ma non troppo, sono pertanto ingiuste e fuorvianti.
Non vedo cos’altro io possa dire per farla riemergere da riflessioni che in virtù del suo ruolo divengono pubbliche e sulle quali è chiaro che si può essere, non troppo casualmente, indotti a formulare giudizi negativi sulla iniziativa politica che fa capo a me, esponente del mondo civico, e a tutto il centro destra.
Per quanto ancora occorrer possa, la rassicuro sul fatto che i principi che guidano me e la mia lista, oltre che i partiti che sostengono la candidatura, e che ispireranno la nostra azione amministrativa per la città, sono quelli che si ritrovano sacralizzati nella Carta Costituzionale e che poggiano, pertanto, sulla affermazione della democrazia e dei principi liberali e sul rifiuto di ogni dittatura e di ogni forma di prevaricazione e di negazione dei diritti fondamentali della persona umana.
In ragione di ciò, mi permetta di esprimere il mio stupore, per non dire rincrescimento, in rapporto al significato che si è voluto a tutti costi dare alle mie parole, dette e non dette, snaturando così il mio umile pensiero.
“Voglio pensare che il 25 aprile, in quanto festa nazionale, sia la festa di tutti gli italiani e di tutti coloro che si riconoscono e identificano nei valori di libertà, di democrazia e di rispetto della persona umana che hanno ispirato la Costituzione della Repubblica italiana.
Commemorare questa data storica significa celebrare quell’unità di intenti che, nel pieno rispetto ed equilibrio tra le diverse opinioni politiche, ha dato vita a una delle più belle a lungimiranti carte fondamentali. La Costituzione, scritta all’esito di un’odiosa e violenta occupazione straniera del nostro paese, muove dal fermo rifiuto di ogni forma di totalitarismo e di discriminazione, ed è questo che oggi deve essere festeggiato. La festa del 25 aprile deve continuare ad essere un fermo richiamo al dovere di liberarsi dal condizionamento che viene prepotentemente imposto da ogni degenerazione ideologica, di qualsiasi parte, per affermare con convinzione l’autodeterminazione della persona, dei suoi diritti e dei suoi doveri nell’appartenenza a una Comunità ricca di valori liberali e di principi di democrazia”.
“Le reazioni e i commenti a quanto scritto in merito alla celebrazione del 25 Aprile sono la dimostrazione che ancora c’è qualcosa da superare a livello di litigiosità su fronti che storicamente sono contrapposti, ma che oggi hanno lo stesso spirito democratico di rifiuto della violenza, sia di quella che una volta si chiamava violenza fascista e sia di tutte quelle che sono state originate da altri totalitarismi, compreso quello comunista.
Quindi non c’è una bilancia che pende da una parte o dall’altra quando si parla di violenza. La violenza è da rifiutare sempre e comunque. Storicamente la violenza c’è stata e ha caratterizzato quel periodo del fascismo in episodi che poi – ahimè – si sono ripetuti quando si è arrivati alla Liberazione, perché non dobbiamo dimenticare le violenze che sono state perpetrate da persone che non avevano in sé quei valori di rispetto della persona e di democrazia che invece, fortunatamente, hanno avuto il sopravvento dopo e sono stati sacralizzati nella Costituzione, come ho già detto e scritto.
Pertanto ritengo che il 25 aprile debba essere festeggiato come un momento di liberazione dai regimi, dai totalitarismi e dalla invasione del nostro territorio da parte di realtà che avrebbero schiacciato quei diritti che invece la Costituzione ha esaltato e che oggi abbiamo il dovere di portare nel futuro, guardando al futuro delle nuove generazioni e dei giovani che hanno il diritto di liberarsi da quell’odio che ancora evidentemente c’è dentro a chi non ha ancora superato psicologicamente e ideologicamente quel drammatico periodo storico.
Occorre quindi guardare avanti ed è soltanto guardando avanti che si riuscirà ad affrontare i tanti problemi della modernità che affliggono anche la nostra città.
Se non si superano le ideologie e le degenerazioni delle ideologie che storicamente ci sono state, e che non possono essere un richiamo alla cultura della paura e del terrore perché quelle situazioni si possano ripetere, si corre il serio rischio di ingessare quelle forze positive che ci sono anche nelle diversità delle opinioni.
Io stesso, che sono nipote di due nonni che hanno due storie completamente diverse, sono la dimostrazione di ciò che affermo: un nonno ha rifiutato di aderire al regime fascista e per la scelta che ha sostenuto è stato allontanato dal posto di lavoro e dalla sua città e si è dovuto trasferire al Nord; l’altro nonno, invece, ha avuto la colpa di obbedire all’ordine di partecipare alla sciagurata campagna di Russia e tornato a casa, proprio il 25 aprile è stato oggetto di violenze inaudite, spogliato di tutti i beni e costretto lui e la sua famiglia ad allontanarsi dal proprio paese e a ricominciare da zero la propria vita con il rischio anche di perderla. Quindi che non mi si venga a dire a me che la violenza sta soltanto da una parte. E dispiace ancora oggi vedere che da una parte si continuano si fa un uso strumentale di parole che hanno l’evidente obiettivo di dividere, mentre da parte mia c’è un continuo impegno ad unire gli animi e a costruire un nuovo futuro di pace insieme per il bene della città”.
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