REGGIO EMILIA – Il 2022 è stato un anno nero per i mercati finanziari: le obbligazioni hanno ceduto oltre il 15% e tutte le Borse hanno perso terreno, dal meno 13% di Piazza Affari al meno 20% di Wall Street. Non si sono salvate neppure le società reggiane quotate, con una sola eccezione.
Il podio, per così dire, resta lo stesso, anche se le posizioni cambiano. Interpump si conferma sul gradino più alto. Nonostante una flessione del 34%, è la società reggiana con la più elevata capitalizzazione di borsa: a Piazza Affari il gruppo guidato da Fulvio Montipò vale 4,6 miliardi.
Iren invece, con un calo del 44%, scivola al terzo posto, con una capitalizzazione inferiore ai 2 miliardi di euro, superata dal Credem. La banca di via Emilia San Pietro è l’unica ad andare in controtendenza: guadagna il 14,4% rispetto a fine 2021 e porta il valore in Borsa a quasi 2,3 miliardi.
Il resto del plotoncino di aziende reggiane quotate arranca. Nella tempesta che ha colpito i mercati si difende bene Comer Industries: il gruppo di Reggiolo limita le perdite al 7% e conserva una capitalizzazione di 826 milioni di euro. Per le altre solo tonfi: Vimi Fasteners cede il 24%, Landi Renzo il 26%, Cellularline il 30% e Newlat il 35%.
Insieme a Iren, la caduta più vertiginosa è quella di Emak: nonostante risultati di bilancio positivi e in linea con quelli del 2021, ha perso il 44%.
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