REGGIO EMILIA – L’appalto per la gestione del servizio idrico integrato in provincia porterà nelle casse della società titolare della concessione più di 82 milioni di profitti netti in 20 anni. E’ questa la cifra che emerge dal piano economico-finanziario pubblicato tra i documenti di gara da Atersir, l’Agenzia per i servizi pubblici locali ambientali dell’Emilia Romagna.
A beneficiare di questi profitti non sarà un’azienda privata, ma l’Azienda Reggiana per la Cura dell’Acqua, in sigla Arca, costituita dai Comuni della nostra provincia e controllata dagli enti locali con il 60% delle quote. Il restante 40% farà capo a un socio privato che sarà individuato attraverso la gara bandita da Atersir e che gestirà il servizio dal punto di vista operativo.
Quattro le aziende del settore che hanno presentato la manifestazione di interesse. Tra queste c’è anche Iren, che però, come vi abbiamo riferito nelle settimane scorse, ha anche chiesto al Tar dell’Emilia Romagna l’annullamento del bandi di gara redatto da Atersir.
Nel dettaglio, il piano economico-finanziario prevede che, fra il 2021 e il 2040, Arca abbia ricavi crescenti da 74 a 79 milioni di euro all’anno da tariffe e da altre entrate. Nell’arco dei 20 anni di gestione, la società dovrà spesare più di 342 milioni di euro di ammortamenti e dovrà sostenere quasi 40 milioni di interessi passivi sul debito. Pagati costi operativi, costi del personale, Ires e Irap (queste ultime con importi che dopo alcuni anni si attesteranno attorno a 1,8 milioni di euro all’anno), resteranno utili significativi e crescenti: da 1 milione di euro nel 2021 i profitti annui aumenteranno fino a sfiorare i 5 milioni di euro negli ultimi anni della concessione. Al socio privato spetterà un corrispettivo da parte di Arca stabilito da una convenzione che disciplinerà l’affidamento dei compiti operativi.
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