REGGIO EMILIA – Appena 28 persone hanno accettato di farsi vaccinare contro il Covid. Un numero decisamente basso a fronte delle tante persone fuggite dalla guerra e arrivate nel nostro territorio.
Secondo i dati di Regione e prefettura, a Reggio Emilia si sono sistemati più di 1.200 ucraini, per la stragrande maggioranza donne e bambini. Dalla fine di febbraio l’Ausl, cui fa capo la gestione dell’assistenza sanitaria, ne ha seguiti 650. Neanche il 5% di loro ha accettato di ricevere la prima dose.
L’azienda sanitaria si è attivata subito all’inizio dell’emergenza, seguendo le indicazioni della regione. Chi arriva sul nostro territorio è invitato a recarsi nei centri dell’Ausl, in città all’ex ospedale Spallanzani. Qui viene sottoposto a controlli e screening di routine per valutare lo stato di salute. Per tutti è obbligatorio fare il tampone anti Covid indipendentemente dallo stato vaccinale. E’ necessario dimostrare di essere negativi ad esempio per accedere agli uffici della questura per la registrazione. La vaccinazione contro il Coronavirus viene proposta, come previsto in Italia, dai cinque anni in su.
Qualcuno si è già vaccinato in Ucraina, anche con farmaci autorizzati dall’agenzia europea come Pfizer. Poi c’è chi è guarito dal Covid, ma la grande maggioranza delle persone rifiuta la vaccinazione. Tra i bimbi, poi, praticamente nessuno ha ricevuto l’iniezione. Una situazione che riflette la scarsa copertura nel Paese drammaticamente colpito dall’invasione russa: solo il 30% della popolazione, prima della guerra, aveva aderito alla campagna.
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