REGGIO EMILIA – Il Sole 24 Ore lo ha chiamato “il caso Reggio Emilia”. Nel 2022 la Prefettura reggiana ha emesso 106 interdittive antimafia. L’80% delle informazioni interdittive emesse in Emilia Romagna. La nostra provincia, da sola, supera per numero di interdittive tutte le regioni italiane tranne Campania, Calabria e Sicilia. E, mentre in tutta Italia i provvedimenti antimafia diminuiscono, a Reggio aumentano vertiginosamente.
L’uso delle interdittive per impedire che imprese a rischio di condizionamento mafioso ricevessero appalti pubblici, contributi o ottenessero licenze commerciali fu introdotto a Reggio dal prefetto Antonella De Miro. L’effetto di quelle interdittive fu dirompente: nella nostra provincia era la prima volta che lo Stato usava le sue prerogative per proteggere l’economia sana dalle infiltrazioni. Ma i provvedimenti firmati furono complessivamente 40 in 5 anni. Il lavoro della De Miro fu poi proseguito dai successori Raffaele Ruberto e Maria Forte. Dal 2010 alla fine del 2019 le interdittive furono 131.
L’arrivo in corso Garibaldi di Iolanda Rolli ha impresso però un’accelerazione impressionante all’attività di contrasto delle infiltrazioni: 46 interdittive fra l’agosto 2020 e il dicembre 2021, 106 nel 2022 per un totale di 152 provvedimenti. Dunque, la Rolli in due anni e mezzo ha firmato più interdittive antimafia di De Miro, Ruberto e Forte messi insieme. E’ il frutto del forte impulso impresso all’attività del gruppo interforze ed è un risultato che, come ha ricordato il prefetto, è stato reso possibile dalla grande mole di informazioni messe a disposizione dalle inchieste e dai processi Aemilia, Grimilde, Perseverance e Billions che hanno rivelato non solo reati, ma anche rapporti, frequentazioni, interessi comuni. E’ un aspetto spesso dimenticato da coloro che da anni mettono in dubbio il valore di queste inchieste.
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