REGGIO EMILIA – L’attività edilizia nel Comune capoluogo è inferiore a un quinto di quella che si registrò negli anni di più intensa urbanizzazione della città, fra il 2003 e il 2005.
Nel 2018 l’ente ha incassato 4,6 milioni di euro di proventi per concessioni edilizie. Nonostante un lieve incremento rispetto al 2017 (quando gli oneri di urbanizzazione si fermarono a 3,9 milioni), siamo lontanissimi dai 25 milioni l’anno incassati negli anni della “turboedilizia”. Oggi il settore vale l’80% in meno rispetto ad allora e meno della metà anche rispetto al 2010-2011.
Il cambiamento non è soltanto quantitativo, ma anche qualitativo. I dati diffusi nei giorni scorsi hanno confermato che il 95% degli interventi autorizzati nel 2019 dal Comune riguarda il patrimonio edilizio già esistente. Gli interventi di nuova edificazione sono stati circa 130 su oltre 2.860. Va considerato che gli oneri di urbanizzazione per le ristrutturazioni sono inferiori in media del 60% rispetto a quelli per le nuove costruzioni. Contemporaneamente, fra il 2017 e il 2018 sono aumentate di oltre dieci volte le richieste di restituzione da parte di proprietari che rinunciano all’edificabilità di terreni per non pagare l’Imu.
In questi anni la sensibilità dei cittadini è molto cambiata, anche rispetto al recente passato. La cementificazione del decennio 1995-2005 avvenne nel silenzio generale. Oggi, per fortuna, non è più così. Ma la protesta contro questo o quel singolo intervento – come è il caso del Conad di via Luxemburg e di altri cantieri – non deve far perdere di vista il quadro generale e cioè il fatto che il fenomeno di intensa urbanizzazione si è esaurito da almeno 10 anni, se non 15.
A livello provinciale, si è passati dai 5.722 appartamenti costruiti nel 2004 ai meno di 200 degli ultimi anni contro i 400 di Parma e i 600 di Modena. Il crollo della domanda è stato verticale, ma è stato anche accompagnato da una serie di varianti che hanno riconvertito da edificabile ad agricolo 2,4 milioni di metri quadrati di aree, corrispondenti a 3.460 alloggi, cancellando contemporaneamente circa 50mila metri quadrati di superficie di vendita.
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