REGGIO EMILIA – Analizzare a freddo i risultati elettorali in città, ma al tempo stesso programmare un lavoro di riorganizzazione e di strategia per il futuro. Questo il senso di un primo vertice che ha coinvolto il gruppo dirigente leghista reggiano dopo il voto amministrativo. A rappresentare il simbolo di Matteo Salvini in Sala del Tricolore sarà il solo Alessandro Rinaldi, 26 anni. L’unico sopravvissuto all’emorragia di consensi. Basti pensare che cinque anni fa Rinaldi era stato eletto insieme ad altri quattro colleghi di partito e che ora si ritrova in solitudine.
“C’è stata paura del cambiamento“, dice Rinaldi. “Autocritica? rifletteremo, certo pensavamo di riscuotere maggiori consensi al centro“.
Rinaldi ha superato in termini di preferenze il coordinatore provinciale Roberto Salati, candidato sindaco 5 anni fa e ora clamorosamente escluso dal consiglio: “Lo ha penalizzato il fatto di doversi spendere in tutti gli oltre 30 comuni del territorio chiamati al voto”, spiega Rinaldi.
Chiediamo a Rinaldi un commento sul clima di tensione che si percepisce all’interno del centrodestra con una serie di dichiarazioni piuttosto pepate sia verso l’esterno che all’interno della coalizione: “La delusione della sconfitta fa rilasciare a volte delle dichiarazioni poco felici”, le parole dell’esponente leghista.
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